Il progetto Rosa dell’Isonzo è nato nel lontano 2008 sotto la guida di diversi tecnici ed esperti del settore agroalimentare. Ciò che ha fatto distinguere questo progetto dai molti altri che l’Istituto “Giovanni Brignoli” da anni porta avanti è stato sicuramente il grande coinvolgimento degli studenti; l’interdisciplinarità di questo progetto ha infatti permesso che il tema della Rosa venisse trattato in svariate discipline, sia teoriche che pratiche: dalla storia di questo pregiato prodotto allo studio delle fasi fenologiche, senza tralasciare le attività manuali come il trapianto, la raccolta e la forzatura. La coltivazione della Rosa dell’Isonzo, infatti, non è poi così semplice: tutto inizia con la semina o il trapianto, effettuati in estate. Prima di procedere con la raccolta è però necessario attendere alcuni mesi e, soprattutto, le gelate invernali. È proprio grazie al freddo che la Rosa assume la sua tipica colorazione, con la mobilitazione dei pigmenti (antociani) all’interno della pianta stessa. In seguito il radicchio viene raccolto con le radici, legato in mazzi e portato in un ambiente caldo, umido e buio: è la fase di forzatura, la cui durata varia dai 20 ai 25 giorni, che donerà croccantezza e “dolcezza” al prodotto. Si termina con la ripulitura: si mantengono solamente le foglie cresciute in forzatura, eliminando così fino al 70% del prodotto iniziale. Noi studenti del Brignoli non solo veniamo coinvolti in tutte queste operazioni colturali, ma da anni prendiamo parte a fiere, progetti ed interviste riguardanti questo incredibile radicchio. Basti pensare alle collaborazioni con l’Università di Udine, alle lezioni con lo chef Franzin, alla fiera-mercato che annualmente si tiene a Gradisca, agli interventi radiofonici presso la RAI. Oltre alla gratificazione personale, queste attività ci fanno acquisire l’esperienza e le competenze necessarie per approcciarci, in seguito agli studi, al mondo del lavoro nel miglior modo possibile. Fulaz Andrea classe 5 PT |