"Peace walking men", insieme con John Mpaliza

pubblicato 22 feb 2018, 13:21 da Laura Cettolo
Le persone e l'ambiente prima dei profitti

Il giorno sabato 17 febbraio le inferriate del cortile dell'Istituto G. Brignoli di Gradisca d'Isonzo venivano addobbate da striscioni inneggianti al neofascismo. Non è la prima volta che succede. Già in occasione della ricorrenza annuale del Giorno del Ricordo, movimenti neonati di estrema destra avevano appeso striscioni e distribuito volantini agli studenti. Pare quasi un ironico paradosso: sabato scorso proprio mentre il cortile scolastico veniva così generosamente deturpato, gli studenti partecipavano ad  un'assemblea d'istituto sui diritti umani. Ospite d'onore, nonché relatore per
eccellenza è John Mpaliza. 

John Mpaliza, conosciuto anche come “Peace Walking Man”, è un attivista per la Pace, cittadino italo-congolese. Ha dovuto abbandonare la sua patria, la Repubblica Democratica del Congo, nel 1991 per dissidenze politiche e nel 1993 è giunto in Italia. Laureato in ingegneria informatica, ha lavorato per 12 anni come programmatore presso il comune di Reggio Emilia. Il 30 maggio 2014 decide di lasciare tutto, lavoro e casa compresi, per dedicarsi a tempo pieno all'organizzazione di marce nazionali ed internazionali per la pace: lunghi viaggi a piedi per incontrare e confrontarsi con la gente e le istituzioni su temi legati alla pace ed al consumo, critico, sostenibile e responsabile. 


Ciò che spinge John Mpaliza ad agire sono le sorti toccate al suo paese, un paese ricco, ricco da morire. Dal Congo provengono circa l'80% del Coltan e il 60% del Cobalto su scala mondiale. Un'estrazione sfrenata ed irresponsabile, che squarcia le montagne e piega giovani vite. Telefonia, informatica, automobilistica, elettromedicina, sono solo alcuni esempi dei settori produttivi che dipendono da questi minerali. Industrie che sfornano beni che oltre ad avere un costo economico elevato, ne hanno uno umano ancora maggiore. Bambini schiavizzati, donne violentate e uomini sfruttati fino allo sfinimento, questi sono i risultati delle politiche coloniali dei Paesi industrializzati. Sono 20 anni ormai che in Congo persevera la guerra, l'Olocausto africano che conta 8 milioni di vittime, di cui la comunità internazionale è colpevole spettatrice. 


Nel frattempo le multinazionali acquistano i minerali dall'Africa e li rivendono ad un prezzo maggiorato di oltre 3000 volte superiore a quello d'acquisto, andando a finanziare le milizie e legalizzando i rapporti con il dittatore presidenziale.
L'assemblea non aveva lo scopo di demonizzare la tecnologia, bensì rendere coscienti su una schiavitù moderna di cui tutti noi oggi siamo indirettamente complici e responsabili. L'incontro si è poi concluso con una marcia per le vie della città di Gradisca. Una marcia accompagnata da canti di pace, contro il razzismo e le discriminazioni. 
Non un moto di protesta, bensì una campagna di sensibilizzazione sui diritti umani e sulla tutela ambientale. Una lotta silenziosa e caparbia contro il silenzio e l'immobilità. La paura e la guerra al “diverso” altro non sono che futili mezzi di controllo delle masse, ed è bene che questo messaggio venga tatuato nelle menti e nei cuori di tutti.

Chiara Pasquali, studentessa G. Brignoli


"L'assemblea è stata molto bella e allegra", Francesca 1C

"Secondo me l'incontro è stato molto utile e interessante. Mi ha arricchito molto e stimo molto questo ragazzo e la sua storia", Giorgia 1C







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